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19 giugno 2014

19 giugno 1999, il giorno in cui Stephen King rischiò la vita

Nell'estate del 1999, lasciato nel cassetto il romanzo Buick 8, Stephen King riprende a lavorare al saggio sulla scrittura On Writing: Autobiografia di un mestiere, iniziato alla fine del 1997 e accantonato nei primi mesi del 1998, con l'intenzione di finirlo entro l'estate.



È il 18 giugno quando scrive la parte principale del saggio, intitolata Sullo scrivere.

Il pomeriggio del 19 giugno, dopo aver accompagnato all'aeroporto di Portland il figlio Owen, intorno alle sedici torna a casa per intraprendere la sua abituale passeggiata di sei chilometri nei dintorni di North Lovell, nel Maine occidentale, lungo un tratto della Route 5.

"Per quella sera avevamo in programma di recarci tutti assieme a vedere La figlia del Generale a North Conway, New Hampshire, e calcolavo di avere il giusto tempo per la mia sgambata prima di prepararci per la trasferta." - scrisse poi King in On Writing.

Mentre cammina sul ciglio della strada leggendo un libro, non sa che i suoi programmi stanno per cambiare letteralmente.

E' nella frazione di pochi secondi che Bryan Smith, quarantaduenne con precedenti in alcuni incidenti stradali, alla guida di un minivan Dodge blu, distratto dal suo rottweiler di nome Bullett saltato sul sedile posteriore attratto dalla carne contenuta in un frigo portatile, investe lo scrittore che sta camminando sul bordo della carreggiata.

"Sono sdraiato accanto alla strada e ho la faccia tutta bagnata di sangue e mi fa male la gamba destra. Guardo giù e vedo qualcosa che non mi piace: ho il bacino messo di traverso."

"Quando torno in me, ai bordi della strada c'è un furgone arancione e bianco con la luce intermittente accesa."

Trasportato al Northern Cumberland Hospital di Bridgton, Stephen King viene poi trasferito in elicottero al Central Maine Medical Center di Lewiston, a causa dei gravi traumi subiti: polmone destro perforato, gamba destra fratturata, colonna vertebrale lesa in otto punti, quattro costole spezzate, lacerazione del cuoio capelluto. Viene dimesso dall'ospedale il 9 luglio, dopo tre settimane dal ricovero.

Per ristabilire le funzioni della gamba destra ha dovuto sottoporsi a cinque operazioni chirurgiche.


"Il ventiquattro luglio, a distanza di cinque settimane da quando Bryan Smith mi aveva investito con il suo minivan, ripresi a scrivere."

"L'anca mi faceva ancora male, la schiena mi faceva ancora male, anche la gamba mi faceva male, ma tutti quei dolori cominciarono a sembrarmi un po' più distanti. Ero io che cominciavo a prendere il sopravvento sul disagio fisico. Non ci fu senso di esaltazione, nessun brusio, non quel giorno, ma ci fu un senso di vittoria che era quasi appagante. Mi ero rimesso in moto, almeno questo. Il momento che fa più paura è sempre quello prima dell'inizio. Poi, può solo andare meglio."

Accettate inizialmente le scuse dell'investitore, King decide di denunciarlo per fargli ritirare la patente. La moglie Tabitha ha poi acquistato il minivan, per poi mandarlo dallo sfasciacarrozze: temeva che finisse all'asta su ebay. Falsa la ricostruzione secondo cui sarebbe stato King in persona a distruggere il mezzo...

Bryan Smith fu incriminato dal gran giurì per guida pericolosa e aggressione di secondo grado. Per un tragico scherzo del destino, il 21 settembre 2000, giorno in cui Stephen King ha compiuto 53 anni, Smith venne ritrovato morto nella sua roulotte a Brownfield (Maine): la causa pare sia riconducibile a un'overdose di analgesici. King si dichiarò dispiaciuto delle circostanze della sua dipartita.


Il 19 è un numero importante nella letteratura kinghiana, e dopo quel giorno di giugno del 1999 diventerà ancora più fatidico nell'epica saga western-fantasy della Torre Nera: leggetela e scoprirete in che modo.

2 commenti:

  1. Quando ho cominciato a leggere King (primi anni duemila, internet non ancora diffuso) non sapevo di questa storia, che lessi da Wikipedia molti anni dopo. Ricordo che rimasi davvero molto stupito e nello stesso tempo sollevato che la vicenda non fosse finita male

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  2. Io ricordo i tg, e quando arrivai a casa ricordo mia madre che guardò mio padre e disse: "E adesso chi glielo dice?"
    Idem per David Bowie

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