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28 settembre 2016

Frasi e aforismi di Stephen King



Una selezione personale di frasi del Nostro Stephen tratte da saggi, note, interviste o articoli di giornale...


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Quando la gente mi dice "Ma scrivi questa roba per i soldi?" io rispondo: "No, è che scrivo questa roba da sempre". Sono stati i soldi, semmai, a trovare me e non sarò certo io a mandarli via. Chi butta i soldi dalla finestra, chiunque sia, deve essere matto.

Sono portato a ritenere che tutte le storie dell'orrore riflettano in realtà ansie e paure specifiche delle persone. E lo so che magari a prima vista può sembrare una di quelle sciocchezze intellettuali ma quello che voglio dire è che, quando si legge un romanzo dell'orrore o si va al cinema a vedere un film dell'orrore, si finisce inevitabilmente con il fare un collegamento con quelle che sono le cose che ti spaventano nella vita di tutti i giorni.

Non resta che viverle le proprie paure, attraversarle.

Sistemate la vostra scrivania nell'angolo e tutte le volte che vi sedete lì a scrivere, ricordate a voi stessi perché non è al centro della stanza. La vita non è un supporto per l'arte. E' il contrario.

Nella mia testa, le storie che ho scritto non sono nient'altro che fiabe con cui crescere.

La gente può definirmi uno scrittore horror, se vuole, e va bene - finché gli assegni che ricevo sono coperti, ne sono contento. Ma credo di fare molto di più, mi interessa il mistero di ciò che siamo e di quello che siamo capaci di fare.

I miei ricordi d'infanzia sono buoni, è stato un periodo piuttosto felice. Se fosse stato davvero triste, sarebbe venuto fuori nelle cose che ho scritto.

A volte le storie reclamano con tanta insistenza di essere raccontate che si finisce per scriverle solo per farle stare zitte.

Gli scrittori sono spesso i peggiori giudici del loro lavoro. 

Se dici la verità sul modo in cui le persone si comportano, a volte scopri che la vita imita davvero l'arte.

Sì, è vero... conservare un libro che non sono riuscito a finire mi dà sempre la sensazione di essere stato picchiato in un bar, da qualche parte. In una birreria della mente, se mi passate un'immagine esagerata ma efficace. 

Il finale travolgente non è mai stato il mio forte, mi è sempre mancato l'ultimo botto.

Cos'è il fantasma, dopotutto, per impaurirci così tanto, se non la nostra stessa faccia?

I bambini riescono a trattare con l'orrore alle sue condizioni, molto meglio degli adulti.

Sono una creatura abitudinaria. Penso che la routine sia il credo della maggioranza degli scrittori.

Quando mi siedo per mettermi a scrivere, metto la musica a tutto volume. Ascolto gli AC/DC, Judas Priest e i Metallica. E tutti stanno alla larga dal mio studio. I gruppi punk sono i migliori. Quando metto su gli Anthrax le casse si mettono letteralmente a sanguinare.

Non sono uno snob, se voi lo siete è un problema vostro. Nel mio lavoro, quando si perde il gusto per le sciocchezze, è meglio darsi ad altro.

Le interviste che mi fanno soffrire sono quelle che cominciano con: "Le farò un sacco di domande che non ha mai sentito prima". Ecco, a questo punto ti senti dentro la certezza quasi matematica che ti rivolgeranno tutte le domande che hai già sentito.

La gente ha la sensazione di leggere se stessa 
e io rispecchio qualcosa che c'è nel loro cuore.

Io non sono una maledetta industria; io lavoro con un ritmo costante, ecco tutto.


A diciannove anni si è egoisti e le cose a cui teniamo sono circoscritte a noi. Avevo un allungo notevole, e ci tenevo. Avevo un'ambizione notevole e tenevo anche a quella. Avevo una macchina da scrivere che mi portavo da un buco di appartamento all'altro, con un pacchetto di sigarette in tasca e un sorriso sulle labbra. I compromessi della mezza età erano lontani, gli insulti della terza età oltre l'orizzonte.


La danse macabre è un valzer con la morte. Non possiamo sottrarci a questa verità. Come certe giostre del luna park che replicano terrori apocalittici, l'horror ci offre l'opportunità di osservare le angosce che teniamo nascoste dietro porte abitualmente chiuse a doppia mandata. Ma la fantasia non si lascia bloccare da una serratura. Da qualche parte c'è un'altra dama, che ci sussurra nella notte, con l'abito da sera marcescente, le orbite vuote, uno strato di muffa verdastra sui guanti lunghi fino al gomito, un brulichio di larve a spuntare dai capelli radi e sottili.

Sono nato, cresciuto e ho vissuto settant'anni tra le donne. Mi dichiaro tranquillamente femminista, le donne e le loro aspirazioni di uguaglianza le supporto al cento per cento.

Le cose che dicono gli scrittori 
del proprio lavoro sono per 
la maggior parte solenni stronzate.


Lo scopo della narrativa horror non è solo quello di esplorare la regione dei Tabù ma piuttosto di confermare la nostra adesione allo status quo, mostrando stravaganti visioni delle possibili alternative. Come i peggiori incubi, spesso un film horror riesce a capovolgere lo status quo.

Nell'esistenza di un bambino, un'esposizione adeguata al fantastico e all'orrore è auspicabile o addirittura utile.

Le persone sembrano riconoscere che in qualche modo l'immaginazione ha bisogno di una dose di fantasy, come le vitamine e il sale iodato per evitare il gozzo. Il fantastico è il sale della mente.

Sono uno scrittore di professione, il che vuol dire che le cose più interessanti non mi sono successe, sono accadute in sogno.

Credo di avere una visione chiara - per quanto possa averla un uomo - dei problemi che alle donne tocca affrontare. Sono figlio di una ragazza madre che riceveva salari più bassi e veniva trattata con sufficienza perché senza marito. Non ho mai scordato quelle ingiustizie. La mia idea è che, nel complesso, le donne se la sappiano cavare in molte più situazioni e siano più abili degli uomini a risolvere problemi. Spero che nei miei libri questo si veda.

Penso che si sia tutti malati di mente; 
 quelli che non sono in manicomio
 riescono solo a nasconderlo meglio, 
e forse neanche tanto meglio, dopotutto.


Prendete la scrittura seriamente: potete iniziare a scrivere con speranza, eccitazione o nervosismo, ma non dovete mai farlo alla leggera.

Per me, il terrore - il vero terrore, ben diverso da tutti i demoni e gli spiriti maligni che albergavano nella mia mente - cominciò un pomeriggio di ottobre del 1957. Avevo appena compiuto dieci anni.

Dopo aver visto tanti film horror si comincia ad acquisire un gusto per i film del cavolo.

Quando incontro qualcuno che dice: "Non leggo fantasy nè vado a vedere quei film, non c'è niente di vero", sento una certa simpatia. Non riescono a sollevare il peso della fantasia. I muscoli della loro immaginazione sono troppo deboli.

La narrativa è fatta di bugie su bugie... ecco perché i puritani non la approvano mai.

L'idea che il successo possa nuocere a un artista è ridicola e snob quanto la diffusa credenza che un libro popolare sia per definizione un pessimo libro.

It è il romanzo dei mostri. Ci sono tutti. Voglio dire, c'è la Mummia, e c'è Frankenstein... Ho sempre desiderato farlo. Pensavo: deve essere come trovarsi in un museo.

La narrativa fantastica è un genere ancora così vitale e necessario, perchè ci permette di affrontare determinati argomenti in un modo che a quella realistica è precluso.

Voi siete i draconiani paladini del risultato finale che rifiutano di credere che la gioia stia nel viaggio e non nella destinazione e poco vi importa quante volte abbiate avuto riprova del contrario.

La coca è diversa dall'alcol. 
Puoi fartela sempre, e io me la facevo sempre.


La mia fantasia un po' tormentata non è conseguenza di traumi: sono un bambino del tutto normale. E sono un adulto normale sposato da anni con la stessa donna.

Non ho nulla contro la prosa "alta", che di solito descrive persone straordinarie in circostanze ordinarie, ma sia come lettore sia come scrittore, mi interessano molto di più le persone ordinarie in circostanze straordinarie.

Un racconto è come un bacio veloce, nel buio, dato da uno sconosciuto.

Il romanzesco è la verità dentro la bugia.

L'immaginazione è un occhio, un meraviglioso terzo occhio che fluttua in libertà. Da bambini quell'occhio ha una vista di dieci decimi. Man mano che cresciamo essa comincia ad offuscarsi.

Quando ero ragazzino c'erano certe domande alle quali si doveva rispondere. E una delle domande era sempre questa: chi ti piace di più, Superman o Batman? Io sceglievo sempre Batman.

Qualche volta le persone buone non vincono. 
Qualche volta le persone buone muoiono.


Scrivere non c'entra niente col fare soldi, diventare famoso, crearsi occasioni galanti, agganciare una scopata o stringere amicizie. Alla fine è soprattutto un modo per arricchire la vita di coloro che leggeranno i tuoi lavori e arricchire al contempo la propria. Scrivere è tirarsi su, mettersi a posto e stare bene. Darsi felicità, va bene? Darsi felicità.

Si può uccidere il male seppellendolo di risate.


Mi hanno sempre definito uno scrittore horror. Non importa come mi chiamano, però, finché gli assegni che mi girano sono coperti. Io vendo solo divertimento.

Credo che esista davvero Babbo Natale e che tutti quei tizi vestiti di rosso che si vedono in giro per le strade a Natale siano i suoi aiutanti.

Scrivere è una cosa che mi appaga. E poi mi piace per due motivi: mi rende felice e fa felice anche gli altri.

Uccidere in nome della pace è come scopare in nome della castità.

Se funziona, va bene. Se non funziona, buttatelo! Buttatelo anche se ve ne siete innamorati. Hemingway disse: "Bisogna uccidere i propri prediletti..." e aveva ragione.

Io credo che la trama sia l'ultima risorsa del buono scrittore 
e la prima scelta dello sciocco.


Fantasie erotiche a parte, sono convinto che quasi tutti gli uomini siano fedeli dalla nuca in su. Sotto la cintola, però, hanno un trapano a percussione che non si ferma davanti a nulla.

Il dovere primario della letteratura: dirci la verità su noi stessi raccontando bugie su persone mai esistite.

Ci sono tante storie. Non riuscirei nemmeno a cominciare a raccontarle. Quando la nera mietitrice verrà da me, probabilmente le dirò: Aspetta, aspetta! Devo dirti quella del tizio che...

Harry Potter parla di come affrontare le paure, trovare la forza dentro di sé e fare ciò che è giusto di fronte alle avversità. Twilight parla di quanto sia importante avere un fidanzato.

Quando mi chiedono  "Ma lei come scrive?" rispondo immancabilmente: "Una parola per volta". E la risposta, invariabilmente, non viene presa sul serio. E invece è proprio così. Sembra troppo semplice per essere vero, ma considerate, per favore, la Grande Muraglia della Cina: una pietra alla volta, amici. Questo è tutto. Una pietra alla volta.

Il talento da solo vale poco. Ciò che separa il talentuoso dalla persona di successo è il duro lavoro.

Molto di rado la tv produce alcunché di sublime, forse mai. L'horror ci piace perché esprime in modo simbolico le cose che abbiamo paura di dire apertamente, ci dà la possibilità di esercitare quelle emozioni che la società ci impone di tenere sotto controllo.

Uno dei miei compiti in quanto scrittore è quello di assalire le vostre emozioni e forse di aggredirvi - e per far questo uso tutti gli strumenti disponibili. Forse sarà per spaventarvi a morte, ma potrebbe anche essere per prendervi in modo più subdolo, per farvi sentire tristi. Riuscire a farvi sentire tristi è positivo. Riuscire a farvi ridere è positivo. Farvi urlare, ridere, piangere, non mi importa, ma coinvolgervi, farvi fare qualcosa di più che mettere il libro nello scaffale dicendo "Ne ho finito un altro", senza nessuna reazione. Questa è una cosa che odio. Voglio che sappiate che io c'ero.

I libri sono l'intrattenimento perfetto: nessuna pubblicità, nessuna batteria, ore di divertimento per pochi dollari spesi. Quello che mi chiedo è perché nessuno porta con sé un libro per quegli inevitabili punti morti della vita.


Avevo l'abitudine di dire agli intervistatori che scrivevo tutti i giorni eccetto Natale, il Quattro Luglio e il giorno del mio compleanno. La verità è che quando scrivo, scrivo tutti i giorni, fanatico o no. Ciò significa anche il giorno di Natale, il Quattro Luglio e il giorno del mio compleanno.

Leggiamo per assaggiare la mediocrità e sentirci una schifezza; è un'esperienza che ci aiuta a riconoscere l'orrore quando comincia ad affiorare nel nostro lavoro, e a starne alla larga. Leggiamo anche per misurarci con la grandezza e il talento, per farci un'idea di tutto ciò che si può fare.

Credo di non aver mai incontrato una Annie Wilkes, ma ho conosciuto un sacco di gente, di tutte le risme, che si definivano miei 'fan numero uno' e, ragazzi, alcuni di loro, avevano davvero le rotelle fuori posto.

Non appena un libro o un film vengono proibiti, correte al vostro cinema più vicino, andate in biblioteca, cercate di trovarli, di guardarli, di leggerli: quello che non vogliono farvi sapere è quello che dovete sapere.

A mio parere il fatto di avere bambini non ha nulla a che fare con l'idea di perpetuare la razza e di farla sopravvivere. Mi sembra piuttosto un modo per completare la propria infanzia... Se hai dei bambini è come se risperimentassi tutta la tua infanzia solo con una prospettiva più matura. E' come una ruota che finisce il suo giro. A quel punto puoi dire che la tua infanzia è finita.

Mi rende felice sapere che il mio lavoro mette in collegamento le persone. Sono nato per raccontare storie e divertire. In questo senso credo di aver avuto successo. Ma la giornata è mia moglie che dice: Steve, butta la spazzatura e metti su la lavastoviglie.

Io vedo realmente, davanti a me, gli orrori che racconto, come fossi ipnotizzato. Tant'è che se non scrivo, mi addormento a fatica e faccio brutti sogni: quelle allucinazioni devono comunque affiorare, nel sonno o nella veglia. Anche la scrittura dà assuefazione come l'alcol.





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