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1 gennaio 2014

Storia e aneddoti sulla villa di Stephen King a Bangor

25 agosto 2020

Avete presente quella suggestiva magione rossa in stile vittoriano con quella cancellata decorata con pipistrelli e ragnatele di fronte alla quale molti curiosi e turisti si fotografano ogni anno?

Credit: Robert F. Bukaty

Ecco, in quella casa lì Stephen King e la sua famiglia non ci vivono più da molti anni, preferiscono non essere più disturbati, dividendosi tra Lovell e la dimora invernale in Florida

Quindi, se avete intenzione di fare un salto nel Maine, a Bangor, sperando di incontrare nei pressi di quell'abitazione il vostro scrittore preferito, mettetevi l'anima in pace: non è impossibile, ma quasi.

La William Arnold House, la stupenda villa al n.47 di West Broadway, risale alla metà del XIX secolo, fu la prima casa ad essere costruita in quella zona, tra il 1854 e il 1856.


Lo stile si basava su un progetto di A.J. Downing, adattato probabilmente dall'architetto Benjamin S. Dean. Dopo il 1890, l'edificio è stato periodicamente modificato dai proprietari successivi [fonte: mainememory.net].  La torre a destra che affaccia sulla strada fa parte della costruzione originaria; quella ottagonale sulla sinistra fu aggiunta alla fine del 1880.

La casa è composta da 24 stanze, e girava voce fosse infestata dal fantasma del Generale Webber, che morì nella villa un secolo prima che i King vi si insediassero, nel 1980.
Il Re ha ammesso che qualche volta, quando scriveva a notte fonda dopo che tutti erano andati a dormire, iniziava a spaventarsi un po', e aveva la sensazione di non essere solo nella stanza...


Nel marzo 1983, la Bangor Historical Society organizzò un evento per raccogliere fondi tenutosi presso la Bangor House in Main Street, dove era prevista anche una lettura di Stephen King, che per l'occasione scrisse un breve testo intitolato "A novelist's perspective on Bangor", sul motivo per cui uno scrittore famoso come lui scelse di restare a vivere in una cittadina anonima del Maine. 

King sottolineava come sentisse Bangor come la propria casa, e di amarla per questo: "West Broadway ci ha attratto, con le sue case vittoriane, i suoi alberi incantevoli e la sensazione di essere una sorta di insenatura tranquilla vicino al trambusto del centro." [...] "Era tanto il romanziere quanto l'uomo che voleva venire a Bangor. Avevo in mente un libro molto lungo, un libro che speravo avrebbe affrontato il modo in cui miti, sogni e storie diventano parte della vita quotidiana di una piccola città americana. Avevo fatto qualcosa del genere prima, con Le notti di Salem. Ora ho scritto la prima bozza di un romanzo su una città di nome Derry che ogni nativo di questo posto riconoscerà quasi subito come Bangor. Ne sono abbastanza felice, per quanto lo possa essere di una prima bozza."

Il romanzo di cui parlava King era ovviamente quel capolavoro che sarebbe diventato It.

Tabitha e Stephen, settembre 1980

Nell'ottobre del 2019 erano circolate diverse notizie inesatte sulla destinazione ad archivio-museo della villa, ma l'edificio in questione pare non subirà modifiche ulteriori, sarà invece la casa adiacente (foto sotto) al n.39, risalente al 1872 e acquistata da King nel 2005, ad essere adibita ad archivio e rifugio per scrittori, dopo l'approvazione del Consiglio Comunale. I manoscritti, le foto e i video appartenenti all'attività lavorativa di King sono ad oggi conservati presso la Fogler Library dell'Università di Orono, ed entro un paio d'anni verranno trasferiti nella nuova sede.

Foto da: stephenking.pl

Smentita sul sito ufficiale di Stephen King la notizia secondo cui la dimora ospiterà un museo: l'archivio sarà consultabile soltanto da ricercatori e studiosi previa autorizzazione. Non si tratterà di un luogo aperto liberamente al pubblico, ma potrà ospitare un numero massimo di cinque scrittori alla volta che fossero in cerca di un luogo di ritiro. 

Una curiosità, per chiudere: a ridosso della primavera del 2020, i King hanno dovuto far abbattere un albero secolare infestato dagli insetti nelle adiacenze della casa di Bangor. Per non lasciare esposto il moncone sul prato hanno ingaggiato l'artista-scultore Josh Landry, che lo ha lavorato ricavandone delle splendide figure di animali.
E' stata la moglie Tabitha a volere fortemente quest'opera, per ribadire il valore della natura che ci circonda: "Si dice che un albero morto non dia protezione" - ha detto - "In realtà gli alberi morti sostengono molta vita. Questo è ciò che la scultura rivelerà."

Foto da: q106.5

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